“ORLANDO FURIOSO 500 ANNI Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi”. 
Il 22 aprile 1516, in una officina tipografica ferrarese, terminava la stampa dell'Orlando furioso, opera simbolo del rinascimento italiano.
Nel quinto centenario, le sale di Palazzo dei Diamanti di Ferrara, si potranno vedere la mostra dedicata al poeta ferrarese e il mondo cavalleresco descritto nel poema: un dialogo tra preziosi dipinti, sculture, arazzi, libri, manoscritti miniati, strumenti musicali, ceramiche invetriate, armi e oggetti rari.
Una orchestrazione visiva per restituire l'universo di immagini che popolava la mente di Ludovico Ariosto mentre componeva il "Furioso ".
Immagini di battaglia, cavalieri e amori, desideri e magie: questi gli ingredienti che fecero il successo dell'opera!
La magia della parola arricchita dalla pittura: opere inestimabili di Paolo Uccello, Andrea Mantegna, Leonardo, Raffaello, Tiziano e Dosso Dossi. Creazioni straordinarie che fanno rivivere il fantastico mondo cavalleresco del "Furioso " e dei suoi paladini, offrendo un suggestivo spaccato dell'Italia delle corti in cui il libro fu concepito.
Cosa ammirò Ariosto nelle sale delle corti frequentate?
Per la prima volta, sono stati riuniti ", grazie al sostegno dei maggiori musei del mondo, capolavori unici: l'olifante dell'XI sec., che la leggenda vuole sia stato il corno che Orlando fece suonare a Roncisvalle, la straordinaria scena della battaglia di Leonardo da Vinci concessa in prestito dalla regina Elisabetta II, la preziosa terracotta invetriata dei Della Robbia raffigurante l'eroico condottiero Scipione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, il romantico, strasognato Gattamelata di Giorgione degli Uffizi, la "Liberazione di Andromeda" di Piero di Cosimo (fonte dell'episodio di "Ruggero che salva Angelica dalle spire del drago "), all'immagine foca opera del Mantegna "Minerva che scaccia i vizi dal giardino delle Virtù " proveniente dal Louvre, opera che Ariosto vide nel famoso camerino di Isabella d'Este, le cui figure fantastiche ricompaiono nel corteo di mostruose creature incontrare da Ruggiero nel regno di Alcina.
Ariosto assistette alla rivoluzione linguistica della pittura, vedendo di persona le opere di Michelangelo e Raffaello che lo stesso Alfonso I d'Este bramava di possedere.
Del resto Ariosto fu coinvolto nella nascita dei dipinti che artisti come Dosso o Tiziano dipingevano per il duca: in mostra è  presente il "Baccanale degli Andrii" di Tiziano, uno dei capolavori del camerino delle pitture di Alfonso che, grazie ad un prestito eccezionale del museo del Prado, torna in Italia e a Ferrara dopo cinquecento anni dalla sua creazione.