ANCHE SE SIAMO RINCHIUSI POSSIAMO ESSERE LIBERI
“Questa mattina, dalla finestra, ho guardato lungo la campagna prima del sorgere del
sole, e non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande.” (Lettera a Theo. 2 giugno 1889).
Nella primavera del 1889, Vincent Van Gogh, in preda alle sue più frequenti crisi,
decise, volontariamente, di internarsi presso la clinica per alienati di Saint-Paul-de-Mausole nei pressi di Saint Rémy.
Ha inizio così la nascita di uno dei capolavori pittorici più belli dell’Ottocento:
“Notte stellata”.
Un quadro di pura immaginazione?
Vincent Van Gogh, un visionario che dipinse una nuova notte?
Era l’alba di un nuovo e caldo giorno del giugno del 1889.
La sua finestra, ferrata con sbarre di sicurezza, ma nel quadro spariscono, divenne
apertura su un immaginario paesaggio notturno sovrastato da turbini cosmici: solo un grosso cipresso interrompe la nostra visione del cielo.
Il cielo: dagli studi astronomici e cosmografici, tra la fine di maggio e i primi
giorni di giugno del 1889, il pianeta Venere, la stella del mattino, offrì la sua massima luminosità, facendo apparire le sue dimensioni più grandi del suo reale diametro.
La grande spirale rappresenterebbe una precisa entità cosmica, la galassia M51,
direttamente collegata ad una entità di dimensioni più ridotte, la M51B.
Gli astronomi la documentarono con diversi disegni riprodotti su libri che, con molta
facilità, furono sfogliati e osservati dallo stesso Van Gogh durante il suo soggiorno parigino.
La notte di Vincent vibra, pulsa con moto tortuoso: immagine che gli ricorda le onde
dei campi di grano provenzali spettinati dal soffio impetuoso del Maestrale.
Un cielo solcato da linee curve e sovrastate, dipinte con pennellate che seguono lo
stesso movimento del cielo illuminato da astri divenuti piccoli soli.
La luna stessa, di un solo spicchio e sottolineata da luccicanti centri concentrici,
anticipa quel sole che tra breve farà svanire il sogno.
Infinito, natura, luce e ombre: così Van Gogh colmò il suo desideri
d’infinito.
Una notte piena di stelle, specchio del mistero del cosmo perché “essere vivente in
perpetuo movimento”.
Le linee di composizione del quadro si intersecano tra verticali, cipresso e
alto campanile dell’immaginario villaggio, e oblique dell’orizzonte, simili alle onde del mare.
La terra è ancora ammantata di buio: solo le poche finestre, illuminate al loro
interno, tentano di squarciare l’ombra della notte.
Il protagonista dell’opera è il colore nel voluto contrasto cromatico, giallo e blu,
tonalità scelte per compiacere il possibile acquirente.
Vincent si allontanò dal pittorico, dal dato naturale e raggiunse le vette della sua
più alta espressione fatta di sole linee e colore: una divina immaginazione.
Se un uomo rinchiuso in una stanza di un sanatorio, dove la sua unica finestra divenne
la sua fuga per la visione libera del mondo, più che mai noi, oggi, chiusi nelle nostre abitazioni, possiamo scegliere di attingere al suo fervore e condividere una notte stellata rivelatrice di
INFINITO.
Vincent Van Gogh “Notte stellata” 1889, MOMA, NY